Il cielo color vaniglia
Se fossi un bravo artista creerei un’opera che rappresenti la solitudine come un buco nero, una stanza senza pareti, senza porte, senza vie d’uscita.
Dipingere la solitudine con le parole è difficile. Eppure è proprio con le parole che la si può consolare.
Apri gli occhi
Se mi credi
Ti sfiorerà un petalo
Di velluto
Che sta volteggiando
Avanti e indietro
Nell’aria fredda.
Apri le mani
Se ci credi
Potresti vedere
Un gentile ragazzetto
Con in spalla uno zainetto.
Fermati
Siedigli accanto
Parlagli di te
Del tuo cielo nero.
Verdi prati
Campi soleggiati
Riempiranno il tuo sguardo
E l’inverno nudo
Spogliato e indifeso
Diverrà un albero fiorito
Al massimo della sua primavera.
Apri gli occhi
Apri le tue mani
Guarda il petalo di velluto
Che torna a casa.
Ognuno di noi può, attraverso la condivisione, creare un soffio di primavera. E la primavera giunge al momento giusto, per scaldare il cuore quand’esso è abbandonato a un lungo letargo invernale.
Ognuno di noi può essere, per qualcuno, quel giovane ragazzo, seduto su una panchina, in un parco, un freddo giorno d’inverno.
E cosa c’è dentro lo zainetto? Il nostro tempo, quello che sentiamo di voler dedicare agli altri. E invece di svuotarsi, esso si riempie di gratitudine, quella del sorriso amico che ci fa aprire le mani e accogliere la primavera.
In primavera, il sole ci saluta dipingendo il cielo di rosa, creando vortici con nuvole di vaniglia. In primavera la notte non è più così lunga e fredda. E con l’arrivo del mattino, torna anche il petalo di velluto.
È così, giorno dopo giorno, tramonto dopo tramonto, primavera dopo primavera è possibile cambiare, in meglio, la realtà che ci circonda e riempire con milioni di petali quella stanza che non è più così buia.